Giovedì Santo 2018
«È la Pasqua del Signore!». Il canto del Gloria e il suono a distesa delle campane interrompono il silenzio quaresimale e ci introducono al principio della nostra salvezza: il mese che «sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno». Il giorno in cui celebriamo l’istituzione dell’eucaristia, cioè della vocazione permanente di ciascun battezzato alla comunione con Dio e con i fratelli, al servizio reciproco e alla testimonianza del vangelo attraverso la carità. Ci sono stati donati tre racconti di comunione, cioè di alleanza: la Pasqua del popolo di Israele, la nuova alleanza stabilita da Gesù nella notte in cui fu tradito, e il racconto dell’apostolo Paolo alla comunità di Corinto.
Già la Pasqua antica richiamava il popolo di Israele alla comunione con Dio e alla comunione tra coloro che appartengono allo stesso popolo. L’unica mensa comune, l’unico agnello da condividere tra membri dell’unica famiglia e tra le famiglie dell’unica comunità.
Quando Paolo scrive il racconto della Cena, in cui venne istituita l’eucaristia, si rivolge a una comunità malata: infatti, sembra avere il sopravvento una mentalità pagana, che ha messo Dio fuori dalla vita quotidiana; l’illusione di una fede, ridotta a un culto formale e quasi scaramantico; e un profondo individualismo. Sono i mali che forse aggrediscono e indeboliscono anche la comunità cristiana di oggi.
L’Apostolo è costretto a denunciare: «Quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la Cena del Signore». E ricorda quello che lui stesso ha ricevuto come dono, cioè il primo annuncio cristiano: «il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga». Cosa non comprendono più i Corinzi dell’eucaristia? Che cosa non funziona nelle loro celebrazioni? Spiega Paolo: «Ognuno infatti consuma la propria cena» senza vivere la comunione, e quindi indegnamente.
E l’indegnità non è causata dai peccati che si fanno. Infatti, l’eucaristia è il pane offerto ai peccatori e non il premio dei giusti. Prima di partecipare alla mensa del Signore, tutti dichiariamo: «Signore, io non sono degno». Quando andiamo a ricevere il corpo di Cristo ci inchiniamo e stendiamo le nostre mani, come fanno i mendicanti. Allora, l’indegnità consiste nel non riconoscere e capire il Corpo e il Sangue del Signore, che è la Chiesa.
Diciamo di essere cristiani e di appartenere alla Chiesa, partecipiamo alle liturgie e siamo impegnati in qualche servizio alla parrocchia, ma possiamo anche noi correre il pericolo mortale di mangiare ciascuno la propria cena, senza aspettare gli altri, senza condividere con i poveri quella cena: ecco come si disprezza il Corpo del Signore. Quando non si riconosce più che la Chiesa è il Corpo del Signore. Quando non ci si interessa della Chiesa come del Corpo di Cristo. Quando non ci si sente parte della Chiesa, in quanto Corpo del Signore. Pensiamo di andare a messa e di stare a posto così, magari confessandoci prima: ma non è solo il Pane e il Vino il Corpo del Signore, ma anche la Chiesa, la comunità, e certamente il povero, il bisognoso, l’ultimo sono il Corpo del Signore. Per questo Gesù interrompe il rito della Cena, per rivelarci, nel lavare i piedi come uno schiavo, il senso della Cena, e la missione che ne deriva.
Questa sera, allora, ci chiediamo se siamo capaci di riconoscere il Corpo di cui facciamo parte, il corpo della comunità, il corpo di coloro che vivono accanto a noi, il corpo degli ultimi e dei bisognosi: affamati, prigionieri, nudi, malati, stranieri, perseguitati, dimenticati (cfr. Mt 25,31-46). Questa sera impariamo a riconoscerci Corpo di Cristo, facendoci servi gli uni degli altri, accogliendoci gli uni gli altri, perdonandoci vicendevolmente. Ci inginocchieremo davanti ai piedi di alcuni fratelli e sorelle, che sono il Corpo di Cristo. E ci inginocchieremo davanti all’Eucaristia, che è il Corpo di Cristo. E ci accosteremo alla mensa della comunione, con il carico dei nostri peccati, come mendicanti, trovando la salvezza come dono immeritato del Padre. E ci accosteremo ai fratelli e alle sorelle, con il carico dei loro peccati, amandoli e onorandoli, come dono del Padre, come il Corpo di Cristo.