Adoriamo il giovedì!

Lettera di san Giovanni Paolo II sull’adorazione eucaristica

Esorto i cristiani a fare regolarmente visita a Cristo presente nel Santissimo Sacramento dell’altare, poiché noi siamo tutti chiamati a rimanere in modo permanente in presenza di Dio, grazie a Colui che resterà con noi fino alla fine dei tempi. Nella contemplazione i cristiani percepiscono con maggiore profondità che il mistero pasquale è al centro di tutta la vita cristiana.

Gesù non è più presente in mezzo agli uomini allo stesso modo in cui lo fu lungo le vie della Palestina.

Dopo la Risurrezione, nel suo corpo glorioso, apparve alle donne e ai suoi discepoli. Quindi con­dusse gli Apostoli «fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse…, si staccò da loro e fu portato verso il cielo» (Lc 24,50-51). Tuttavia, ascendendo al Padre, Cristo non si è allontanato dagli uomini. Egli resta sempre in mezzo ai suoi fratelli e, come ha pro messo, li accompagna e li guida mediante il suo Spirito.

La sua presenza è ora di un altro ordine. In effetti «nell’ultima cena, dopo aver celebrato la Pasqua con i suoi discepoli, mentre passava da questo mondo a suo Padre, Cristo istituì questo sacramento come me moria perpetua della sua passione…, il più grande di tutti i miracoli; a coloro che la sua assenza avrebbe riempito di tristezza, lasciò questo sacramento come incomparabile conforto» (Tommaso d’Aquino, Ufficio del Corpus Domini, 57,4).

Ogni volta che nella Chiesa celebriamo l’Eucaristia, noi ricordiamo la morte del Salvatore, annunciamo la sua risurrezione, nell’attesa della sua venuta. Nessun sacra­mento è dunque più prezioso e più grande di quello dell’Eucaristia; ricevendo la comunione veniamo incorporati a Cristo. La nostra vita è trasformata e assunta dal Signore.

Al di fuori della celebrazione eucaristica, la Chiesa si prende cura di venerare l’Eucaristia che deve essere «conservata… come il centro spirituale della comunità religiosa e parrocchiale» (Paolo VI, Mysterium Fidei, n. 68).

Adorazione eucaristica solenne, ogni giovedì, dalle ore 9 alle 17 nella chiesa “Madonna della Speranza”

La contemplazione prolunga la comunione e permette di incontrare durevolmente Cristo, vero Dio e vero uomo, di lasciarsi guardare da lui e di fare esperienza della sua presenza. Quando lo contempliamo presente nel Santissimo Sacramento dell’alta re, Cristo si avvicina a noi e diventa intimo con noi più di quanto lo siamo noi stessi; ci rende partecipi della sua vita divina in un’unione che trasforma e, mediante lo Spirito, ci apre la porta che conduce al Padre, come egli stesso disse a Filippo: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9).

La contemplazione, che è anche una comunione di desiderio, ci associa intimamente a Cristo e associa in modo particolare coloro che sono impossibilitati a riceverlo.

Rimanendo in silenzio dinanzi al Santissimo Sacramento, è Cristo, totalmente e realmente presente, che noi scopriamo, che noi adoriamo e con il quale stiamo in rapporto.

Non è quindi attraverso i sensi che lo percepiamo e gli siamo vicini. Sotto le specie del pane e del vino, è la fede e l’amore che ci portano a riconoscere il Signore, Lui ci comunica pienamente «i benefici di questa redenzione che ha compiuto, Lui, il Maestro, il Buon Pastore, il Mediatore più gradito al Padre» (Leone XIII, Mirae caritatis). (…)

È bello intrattenersi con Cristo e, chinati sul petto di Gesù come il discepolo prediletto, possiamo essere toccati dall’amore infinito del suo Cuore.

Impariamo a conoscere più a fondo colui che si è donato totalmente, nei diversi misteri della sua vita divina e umana, per diventare discepoli e per entrare, a nostra volta, in quel grande slancio di dono, per la gloria di Dio e la salvezza del mondo. «Seguire Cristo non è un’imitazione esteriore, perché tocca l’uomo nella sua profonda intimità» (Veritatis splendor, n. 21). Noi siamo invitati a seguire il suo insegnamento, per essere poco a poco configurati a lui, per permettere al lo Spirito di agire in noi e per realizzare la missione che ci è stata affidata. In particola re, l’amore di Cristo ci spinge a operare incessantemente per l’unità della sua Chiesa, per l’annuncio del Vangelo fino ai confini della terra e per il servizio degli uomini: «noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo; tutti infatti partecipiamo dell’unico pane» (1Cor 10,17): è questa la Buona Notizia che fa gioire il cuore dell’uomo e gli mostra che è chiamato a prendere parte alla vita beata con Dio.

Il mistero eucaristico è la fonte, il centro e il culmine dell’attività spirituale e caritativa della Chiesa (cf: Presbyterorum ordinis, n. 6).

È intimità divina con Cristo, nel silenzio della contemplazione, non ci allontana dai nostri contemporanei, ma, al contrario, ci rende attenti e aperti alle gioie e agli affanni degli uomini e allarga il cuore alle dimensioni del mondo. Essa ci rende solidali verso i nostri fratelli in umanità, in particolare verso i più piccoli, che sono i prediletti del Signore.

Attraverso l’adorazione, il cristiano contribuisce misteriosamente alla trasformazione radicale del mondo e alla diffusione del Vangelo. Ogni persona che prega il Sal­vatore trascina dietro di sé il mondo intero e lo eleva a Dio.

Coloro che s’incontrano con il Signore svolgono dunque un eminente servizio; essi presentano a Cristo tutti coloro che non lo conoscono o che sono lontani da lui; essi vegliano dinanzi a lui, in loro nome.

(…)

«I fedeli, quando adorano Cristo presente nel Santissimo Sacramento, devono ricordarsi che questa presenza de riva dal Sacrificio e tende alla comunione sia sacramentale che spirituale » (Congregazione dei Riti, Istruzione sul culto del l’Eucaristia, n. 50).

Esorto dunque i cristiani a fare regolar mente visita a Cristo presente nel Santissimo Sacramento dell’altare, poiché noi siamo tutti chiamati a rimanere in modo per­manente in presenza di Dio, grazie a Colui che resterà con noi fino alla fine dei tempi.

Nella contemplazione i cristiani percepiscono con maggiore profondità che il mistero pasquale è al centro di tutta la vita cristiana. Questo cammino li porta a unirsi più intensamente al mistero pasquale e a fare del sacrificio eucaristico, dono perfetto, il centro della loro vita, secondo la loro vocazione specifica, in quanto esso confe­risce al popolo cristiano una dignità in comparabile (cfr. Paolo VI, Mysterium Fidei, n. 67).

In effetti, con il dono dell’Eucaristia, noi siamo accolti da Cristo, riceviamo il suo perdono, ci nutriamo della sua parola e del suo pane e siamo quindi inviati in missione nel mondo; ognuno è così chiamato a rendere testimonianza di ciò che ha ricevuto e a fare lo stesso con i suoi fratelli.

I fedeli rafforzano la loro speranza scoprendo che, con Cristo, la sofferenza e la disperazione possono essere trasfigurate, poiché, con Lui, noi siamo già passati dalla morte alla vita. Pertanto, quando essi offrono al Maestro della Storia la loro vita, il loro lavoro e tutta la creazione, allora le loro giornate vengono illuminate. (…)

(dalla Lettera inviata al Vescovo di Liegi in occasione del 750° anniversario della festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo – 28 maggio 1996)